Si chiama Funghi Espresso, la start up a impatto zero, tutta italiana, nata dal desiderio di valorizzare gli scarti di produzione provenienti dalla tostatura (silver skin) e dalla preparazione del caffè (fondi).
In Italia esistono 110mila bar che producono ogni anno 300mila tonnellate di fondi di caffè.
Un elemento da considerare come una risorsa anziché un rifiuto, che contiene grandi quantità di sali minerali e sostanze nutritive. Caratteristiche lo rendono un ottimo substrato per la coltivazione di funghi commestibili (in particolare del genere Pleurotus), che grazie al caffè acquisiscono proprietà nutrizionali migliori rispetto ai funghi coltivati con i metodi classici su paglia.
Il processo produttivo prevede di utilizzare il fondo di caffè come substrato di coltivazione, unendolo all’apparato vegetativo del fungo (il micelio) e al silver skin per rendere più poroso il substrato. Un processo completamente naturale e senza l’uso di prodotti chimici.
I funghi vengono coltivati in verticale, riducendo l’uso del suolo, inoltre il fondo di caffè, a differenza della paglia, non ha bisogno di essere pastorizzato consentendo un notevole risparmio di energia.
E alla fine del processo di produzione, tutto torna al suolo come compost!
L’idea di Funghi Espresso nasce dall’esperienza di Rossano Ercolini, coordinatore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori e vincitore Premio Goldman Prize 2013. Progetti e sperimentazioni lo hanno portato a incontrare Antonio Di Giovanni (agronomo) e Vincenzo Sangiovanni (architetto) e insieme hanno vita all’avventura di Funghi Espresso!