I gusti e gli stili di consumo del caffè in Italia stanno cambiando anche grazie agli specialty coffees. Una grande opportunità per i torrefattori che hanno expertice, know-how e creatività, di imporre il loro talento nel creare miscele con una ricca scala di aromi.
Le grandi torrefazioni hanno avuto con le loro miscele il predominio assoluto del mercato. Eppure non hanno mai lavorato per far comprendere al barista e al consumatore finale cosa sia davvero un buon caffè, quali fragranze e quali aromi potessero uscire da una tazza, investendo sempre e solo sul brand e su generici concetti di bontà, più che su miscele di qualità.
Ma è pur vero che i torrefattori non sono stati gli unici responsabili del predominio di miscele di scarsa qualità.
Spesso il mercato ha privilegiato miscele di caffè da pochi euro, guardando ad altri benefit, dimenticando che un buon caffè costa, come qualsiasi altro ingrediente tipico o territoriale di qualità.
Oggi per fortuna il trend si è invertito.
L’ingresso degli specialty ha di fatto smarcato il caffè, e soprattutto il caffè espresso, dalla produzione industriale presentando prodotti di alta qualità e ha saputo finalmente fare cultura. Ne sono testimonianza le torrefazioni, sempre più numerose, che organizzano corsi per gli operatori o che offrono percorsi di degustazione affinché anche i singoli consumatori imparino a individuare ciò che è buono e ciò che non lo è.
E questo nuovo modo di pensare il caffè è una grande occasione per ribadire la superiorità delle miscele e l’importanza del torrefattore. È proprio nella capacità di proporre miscele di qualità che in fondo si valuta la capacità di una torrefazione nel fare il proprio lavoro.